A Carpineto Romano dal 20 al 31 agosto apriranno i battenti le cucine delle “Hostarie Aldobrandine”: “hosti” e “pastorelle” in costume seicentesco saranno pronti a servire su antiche stoviglie i piatti tradizionali della cucina pastorale lepina: pasta fatta in casa condita con sughi di carne, polenta con spuntature, salsicce, capretto, abbacchio; tagliolini conditi con il ricercato tartufo nero dei Monti Lepini. Un godimento a prova di palati del più esigente amante della cucina tradizionale. Un tuffo nel Seicento, nella cornice meravigliosa di un paese incastonato tra i monti e le pietre di un borgo medievale, mangiando all’aperto o dentro grotte e frantoi in disuso e riadattati allo scopo.
“Un appuntamento fisso da oltre vent’anni, le Hostarie sono parte integrante del tessuto urbano e sociale di Carpineto Romano” dice il sindaco Matteo Battisti “e sono uno dei momenti di aggregazione della nostra comunità. Il cibo e la cucina sono occasione di chiacchiere e di riscoperta dei valori della tradizione, da condividere con tutti coloro che si siederanno ai tavoli, oggi come secoli fa”.
Oggi sono sette le “Hostarie Aldobrandine” che il turista enogastronomico troverà disseminate per il paese, una per ogni Rione storico: dall’ “hostaria” seicentesca, la più antica di cui esistono testimonianze a porta Napoletana nel Rione “Jo Casteglio”, alla più moderna del Rione “Jo Moro”; da quella del Rione “Jo Laco”, detta “Pischero” per la presenza di un piccolo laghetto, alla “hostaria” in un antico frantoio del XV secolo nel rione “Jo Curso”; da quella del rione “San Pietro” con la sua “grotta del Brigante” a quella del Rione “Sant’Agostino” aperta sotto le fronde secolari dei cedri nella tenuta del Convento; a quella del rione “san Gnaco”, in un antico frantoio nel sotterraneo della chiesa di santa Maria Maggiore, oggi san Giacomo.
“Ringrazio in modo particolare tutti i volontari che ruotano attorno all’Ente Pallio della Carriera e 7 Rioni storici, al Gruppo Ippico Capreo, agli Sbandieratori e Musici e alle sartorie che a mano cuciono ogni anno gli abiti seicenteschi dei figuranti”conclude il sindaco Battisti “sono loro l’anima del Pallio”.
“L’impegno dell’Ente Pallio della Carriera in tutti questi anni” afferma il presidente dell’EPC, Giancarlo Panetti “ha sempre puntato sulla cultura e sulla fedeltà storica nella ricostruzione di tutta la manifestazione in tutti i suoi dettagli, dai bottoni degli abiti alle armi dei briganti. È un lavoro importante che ha fatto giungere all’EPC riconoscimenti internazionali”.
E giunti a Carpineto non si può perdere l’occasione di visitare i suoi Musei e le sue Chiese, con capolavori d’arte come le lunette del Chiostro di San Pietro raffiguranti la vita di San Francesco, opera nel XVII secolo di Francesco Serbucci da Tivoli; l’esposizione degli arazzi dei Palii, una collezione d’arte contemporanea unica; l’affresco del XV secolo ispirato alla battaglia di Lepanto nella chiesa di Santa Maria del Popolo; la flagellazione di Cristo, attribuita a Giulio Romano, conservata nella Chiesa della Collegiata.
“Un nuovo modo di fare cultura, di far partecipare i cittadini ai processi di sviluppo e crescita di Carpineto, attraverso l’arte e la riscoperta delle proprie radici storico-culturali” dice l’Assessore alla Cultura, Noemi Campagna “voglio anche ringraziare la Biblioteca gastronomica dell’Academia Barilla che l’anno scorso ci fece dono della copia digitale de “Lo Scalco Prattico” di Vittorio Lancellotti, fondamentale testo seicentesco di gastronomia, fonte di ispirazione per i menù della Cena dal Cardinale e delle Hostarie Aldobrandine”.