Entrare dentro l'opera di un artista è come indagare nei meandri dell'anima di un uomo. Ho incontrato il maestro Gino Guida per un attimo solo, ed ho avuto la sensazione che, un cinquantennio vissuto per l'arte, si possa riassumere nella profondità degli occhi di un uomo che ha catturato la gamma molteplice dei colori dell'iride nelle albe e nei tramonti, nella urbanizzazione e nelle trasformazioni umane. Perfino le notti fonde con quei suoi oscuri paiono inebriarti. Un'attività pittorica capace di toccare tutte le problematiche dell'uomo di oggi: natura, ecologia, esistenzialismo. Se poi vuoi avere sensazioni più complesse, vai a rovistare tra gli scarti dell'urbanizzazione selvaggia e il materializzarsi delle problematiche ecologiche, che non soggiacciono sempre alle regole rigide della fotografia, ma si dilatano nei contorni sfuggenti di un mondo, divenendo allegoria della vita. La sua, una pittura complessa e fortemente rielaborata, è ispirata anche ai temi pittorici di ieri (Holbein, Caravaggio, Magritte...), ma riassorbiti con rara intelligenza, diventando fuzionali alle sue immagini ora di gruppo, ora isolate. Il maestro Guida non predilige il tema sociale in sè e per sé, ma si avventura dentro una simbologia complessa, dove l'uomo appare un kouros e la donna una kore dell'antica Grecia. Raccoglie con il suo pennello le istanze dell'uomo naufrago su di una spiaggia deserta, come una conchiglia fossile agli inizi di una nuova era cantata dal poeta ottocentesco Giacomo Zanella. Ed allora evoca messaggi silenziosi, attraverso colori attenti e lunghe pennellate: la vita pur breve ma piena di misteri e di sogni; il visibile ricreato, malgrado il presente drammaticamente confuso. Realismo, surrealismo? Il suo è un mondo di luce e dialogo che si rinnova, di ora in ora, con l'eterno, dentro gli spettri onirici dell'essere. ** Un percorso artistico lungo e ricco di consensi critici e di gloria. Napoletano, vive a Roma, poi a Ponza e Zagarolo. Partecipa alla vita attiva della capitale, si interesse del modo dei fumetti. Dal 1961 espone con sempre maggiore successo, dando vita a "Il Girasole", un collettivo di artisti impegnati a portare l'arte italiana nel mondo (L'Aquila, Brescia, Milano, Ferrara, Livorno; Mosca, Parigi, Vienna l'Aja, Sofia). Espone con Attardi, Benaglia, Calabria, maestri prestigiosi che arricchiscono la nostra galleria del Pallio della Carriera. Numerosi critici hanno scritto di lui; notevoli i cataloghi che raccolgono una cinquantennale straordinaria storia artistica.
DESCRIZIONE DEL PALLIO
"Il colore non le immagini sono il punto di rifermento del maestro Gino Guida". Un recente giudizio critico, pur se non errato, sicuramente smentito nell'ampia tela che celebra il "pallio della Carriera" 2012, raccontandoci la storia epica e cavalleresca della cittadina di Carpineto. Un affresco che ricorda emotivamente e visivamente, in funzione ludica e passionale, antiche liturgie e riti civili statutari del XVII secolo e il "bello stato"di Donna Olimpia Aldobrandini. Colori ed immagini si accavallano per tutta la tela (o "pallio") in modo diacronico e sincronico: piani che si sovrappongono a piani, momenti a momenti, nella spasmodica attesa clou dell'evento: la corsa o carriera equestre. Una visione storico-iconografica raccontata d'impeto attraverso la gara all'anulo aereo, per un drappo conteso tra 7 Rioni Storici. Il tema dell'attesa è descritto da un giovane cavaliere, casacca di un vivido rosso e calzoni azzurri, ben piantato a terra a trattenere un focoso destriero baio dalle forti pezzature cromatiche marroni e bianche, prima che si dia inizio ad una spettacolare carriera con cavalli bai e grigi, cavalcati da giovanissimi campioni, chini sulle loro cavalcature e tesi con i loro pugnali verso la lontana vittoria. Il maestro Guida narra, in modo didascalico ed epico.l'attesa spasmodica, la furibonda cavalcata, attraverso una gamma di colori forti che vanno sempre più attenuandosi verso l'alto contro la nuda roccia di torre Aldobrandina e tra i tetti medievali degradanti a schiera. Di lato, tra nubi tenui e smalti azzurrini, la celestiale visione sacra di Agostino di Tagaste, vescovo e protettore della cittadina di Carpineto, a cui gli statuti comunitari tributano onori e liturgie. Storie, cerimoniali, passioni, qui vengono ricreati attraverso movimenti e colori, significati reconditi e interazioni tra attori e spettatori in attesa del giorno della gloria. Ne consegue un racconto fluido, che si respira al senso ludico della vita e dell'eterna giovinezza, rasserenato da quella celestiale visione patronale, che tenta elevarci, oltre le misere tragedie della vita, fino a farci scoprire l'attimo fuggente della felicità.
Italo Campagna
DESCRIZIONE DEL PALLIO
"Il colore non le immagini sono il punto di rifermento del maestro Gino Guida". Un recente giudizio critico, pur se non errato, sicuramente smentito nell'ampia tela che celebra il "pallio della Carriera" 2012, raccontandoci la storia epica e cavalleresca della cittadina di Carpineto. Un affresco che ricorda emotivamente e visivamente, in funzione ludica e passionale, antiche liturgie e riti civili statutari del XVII secolo e il "bello stato"di Donna Olimpia Aldobrandini. Colori ed immagini si accavallano per tutta la tela (o "pallio") in modo diacronico e sincronico: piani che si sovrappongono a piani, momenti a momenti, nella spasmodica attesa clou dell'evento: la corsa o carriera equestre. Una visione storico-iconografica raccontata d'impeto attraverso la gara all'anulo aereo, per un drappo conteso tra 7 Rioni Storici. Il tema dell'attesa è descritto da un giovane cavaliere, casacca di un vivido rosso e calzoni azzurri, ben piantato a terra a trattenere un focoso destriero baio dalle forti pezzature cromatiche marroni e bianche, prima che si dia inizio ad una spettacolare carriera con cavalli bai e grigi, cavalcati da giovanissimi campioni, chini sulle loro cavalcature e tesi con i loro pugnali verso la lontana vittoria. Il maestro Guida narra, in modo didascalico ed epico.l'attesa spasmodica, la furibonda cavalcata, attraverso una gamma di colori forti che vanno sempre più attenuandosi verso l'alto contro la nuda roccia di torre Aldobrandina e tra i tetti medievali degradanti a schiera. Di lato, tra nubi tenui e smalti azzurrini, la celestiale visione sacra di Agostino di Tagaste, vescovo e protettore della cittadina di Carpineto, a cui gli statuti comunitari tributano onori e liturgie. Storie, cerimoniali, passioni, qui vengono ricreati attraverso movimenti e colori, significati reconditi e interazioni tra attori e spettatori in attesa del giorno della gloria. Ne consegue un racconto fluido, che si respira al senso ludico della vita e dell'eterna giovinezza, rasserenato da quella celestiale visione patronale, che tenta elevarci, oltre le misere tragedie della vita, fino a farci scoprire l'attimo fuggente della felicità.
Italo Campagna