Antonio Nunziante
Nasce a Napoli nel 1956, dopo una prima formazione presso il Liceo Artistico si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Torino e di Asti per poi seguire un corso di specializzazione in tecniche di restauro a Firenze. Sarà proprio nel capoluogo toscano, secolare fucina d’arte, che entra in contatto diretto con la grande arte rinascimentale e manierista. Altrettanto importanti furono gli anni Ottanta del secolo scorso, con il trasferimento a Roma, dove frequentò la bottega di Riccardo Tommasi Ferroni avvicinandosi cosi alla corrente citazionista. Frequenti viaggi all’estero lo portarono a scoprire le visionarie immagini di Salvador Dalì, Picasso e soprattutto Arnold Böcklin da cui trarrà un’esperienza quasi ermetica. La maggior ispirazione per il maestro rimane comunque il padre della della Metafisica: Giorgio De Chirico. L’arte di Nunziante non si limita al citazionismo, ma si fa carico di un alto valore filosofico, ispirato da filosofi quali Friedrich Nietzsche e Arthur Schopenhauer con l’aggiunta di un’impronta umanista che tende a collocare l’uomo al centro del mondo. Per meglio comprendere questi parallelismi tra la concezione artistica dei mostri sacri quali Böcklin e De Chirico e Nunziante basti ricordare un’interessante esposizione tenutasi a Fiesole nel 2011 dal titolo “Isole del pensiero”. L’accostamento tra questi artisti suggerisce la continuità di una tradizione che tende ad unire: sublime, pensieri onirici e inquietudine che riconduce alle più profonde paure dell’essere umano: la solitudine. Basandosi su queste concezioni Nunziante sviluppa la sua idea di arte: attraverso ambienti surreali, solitari, con una visione fantastica fatta di paesaggi strabilianti costituiti da rovine, un pianeta perduto, metafisico.
Pallio 2024
Difficilmente si può spiegare il Pallio 2024 senza comprendere il surrealismo e la metafisica che si riscontra nell’arte di Nunziante. Tale sensazione che, lungi dall’essere considerata con accezione negativa, ci conduce verso un piacevole senso di malinconia che porta lo spettatore nell’universo metafisico, ovvero oltre la fisica e il mondo percettibile. All’interno di una stanza asettica Donna Olimpia Aldobrandini viene rappresenta come un manichino senza volto, rivolta verso un passaggio appena accennato che mostra una bella veduta di Carpineto Romano. L’imponente abito rosso e azzurro occupa l’intera stanza, le pieghe del tessuto sono realizzate con solido panneggio dai marcati effetti chiaroscurali. Ancora una volta ricorre l’ispirazione a Giorgio De Chirico, non solo per la rappresentazione umana sotto forma di manichino, ma anche per la costruzione spaziale dove il tempo rimane immobile. La rappresentazione dell’ombra tra le pareti, la colonna e il taglio prospettico rimandano alle ombre estremizzate di De Chirico, il grande maestro ebbe a dire: son più gli enigmi dell’ombra di un uomo che cammina in pieno sole che in tutte le religioni del passato, del presente e del futuro. La calma dell’ambiente viene interrotta soltanto dall’impetuoso sparviero che brama la corsa, egli dietro un paravento sembra imprigionato, ma la sua prontezza è ben visibile; infatti la sua marmorea muscolatura è pronta alla disputa del pallio. Con quest’opera ricca di cromatismo il maestro Nunziante inaugura la stagione del Pallio 2024 impreziosendo la rievocazione storica carpinetana, garantendo cosi continuità ai secolari giochi.
Leo Gavillucci