Azzinari Franco “il pittore del vento”
Il maestro Franco Azzinari nasce a san Demetrio Corone in Calabria (1949) e giovanissimo lascia un Meridione assolato, tra campi estesi e fecondi mossi da venti marini, iniziando un pellegrinaggio formativo, che lo porterà dapprima nella Francia parigina, dove subirà il fascino eterno dei grandi pittori impressionisti (Gauguin, Van Gogh, Monet), per poi proseguire verso altre mete europee e perfino sulle tracce di un vivere con “giuste pause” tra lontane e antichissime civiltà asiatiche. Insegue sogni colorati, stabilendosi dapprima a Lerici (1973), dove allestisce una prima personale (presso la galleria La Cattedrale), per poi ritornare più tardi, arricchito da nuove e significative esperienze internazionali, nella sua Calabria dove l’amministrazione comunale di Altomonte donerà al maestro Azzinari gli spazi di Torre Pallotta, antica fortificazione medievale normanna. Qui troveranno una giusta collocazione e una degna stanzialità le sue opere più significative: il “Museo Franco Azzinari”, che parla ancora di culle di dei e di antichissimi miti mediterranei (“la culla di Apollo, l’Istmo di Corinto, la baia di Poseidone e di Ulisse”). Ad esse più tardi si aggiungeranno numerose e più significative tele del periodo cubano, dopo essere rimasto letteralmente affascinato da altri miti più moderni: Fidel Castro, il Lider Maximo, (che unico poserà per il nostro artista) e per il quale nell’anno 2012 organizzerà una mostra per il suo 80° compleanno: El Rostro de la Historia. Qui ritrarrà il marinaio Gregorio Fuentes, immortalato da Ernest Hemingway, e inseguirà più tardi il grande scrittore americano nei percorsi di caccia tra Cuba, Tanzania, Kenia fino a celebrarlo successivamente per il cinquantesimo della sua scomparsa, dietro richiesta di Abel Prieto, ministro della Cultura Cubana. Nell’anno 2013 lavora a Looking for Hemingway, per una mostra allestita nel municipio di Boston, inserita nel programma dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti promosso dal Ministero degli Esteri e dall’Ambasciata Italiana di Washington D.C. Ma non disdegnerà di celebrare altri miti americani dopo un incontro con il regista Francis Ford Coppola a Palazzo Margherita a Bernalda (Matera), progettando “il mondo emozionale di Francis Ford Coppola” e celebrandolo in 20 ritratti, esposti dapprima in San Francesco a Giffoni con replica a Venezia in palazzo Flangini. Quasi a conclusione di un peregrinare in nazioni e paesi tanto diversi prevale finalmente un ideale nostalgico ritorno nella sua terra e presso La Cittadella (Catanzaro) viene allestita la retrospettiva dal titolo” Franco Azzinari: il Mediterraneo mito del vento”. E’ la consacrazione ufficiale e critica per un maestro, che non solo ha celebrato le forti e celebrate personalità incontrate lungo la sua via, ma per un uomo che si è portato dentro e da sempre quel soffio vitale della sua terra calabra dove ancora si vanno incontrando e scontrando i mitici venti di Eolo, liberi nel rincorrersi tra le spume del mare e portatori ancora dal vicino Oriente di antichi miti mediterranei e di semi di vita atti a fecondare grani, ginestre e multicolori essenze floreali. Un’esaltazione così vera e così attenta anche nella trascrizione calligrafica della natura, che esplode nei suoi molteplici colori e ci confonde sotto perenni folate di vento, rigenerandoci e affascinandoci. Qui egli suscita palpiti vitali a quelle presenze arboree e floreali e a quei profumi, che sono sogni colorati di vita primitiva dell’uomo moderno e capacità di ricreare la purezza ancestrale della nostra infanzia.
Italo Campagna
Azzinari, una luce che viene da lontano, celebra il “Pallio” e Donna Olimpia Aldobrandini.
Il m° Franco Azzinari, per questa volta ha rinunciato al mitico vento mediterraneo per esaltare un’intera comunità, che da sempre si affanna appassionandosi nel far rivivere un pallio e una disfida equestre all’anulo aereo su questi Monti Lepini. Non più campi distesi di grani e di papaveri chini nei loro colori sotto il soffio di impetuosi venti marini, ma un’arena gremita di uomini lepini, non immemori del prezioso deposito culturale della loro storia secolare: quei medievali auspici patronali, che si amalgamano con i fasti del bello stato di Donna Olimpia Aldobrandini, detta la Rossana per i suoi lontani feudi calabresi (Rossano Calabro, Longobucco ecc…).
Il m° Franco Azzinari, raccogliendo l’invito amichevole a cantare la nostra terra, ha inconsapevolmente recuperato anche frammenti di storia calabra, che gli appartengono, dove da sempre soffiano quei venti mediterranei dall’eterno movimento. Egli pur cantando miti globalizzanti ha saputo ricondurre il suo estro artistico dentro un’arena di linee circolari e spezzate, dove si sfidano destrieri e cavalieri lanciandosi compatti verso una meta lontana. Ne ritrae un’avvincente carriera dove emergono destrezza e abilità, coraggio e forza secondo antichi canoni equestri. Una scena altamente studiata, costruita su ripiani differenzianti dove sembra attardarsi il nucleo degli inseguitori, che eccitano quasi aggredendo i loro destrieri nel vano tentativo di una vittoria ormai svanita. Più in avanti, solitario il cavaliere campione rionale, eretto e fiero, che già pregusta l’ambitissimo trofeo: il pallio, questo secolare impegno sacro e civile da conservarsi nella chiesa di riferimento. Quasi all’unisono il cavaliere sembra frenare l’impeto naturale del suo destriero, che erge testa e orecchie quasi a voler catturare l’urlo vittorioso di un popolo, che si accalca sui gradoni del campo de’ li giochi , quasi un prato fiorito, che vibra ancora sotto le folate del vento agostano. Questo il Pallio 2020, che il m° Franco Azzinari ha firmato, esaltando il bello stato di Donna Olimpia Aldobrandini. Questo il nuovo capolavoro, che rimarrà eredità pubblica a questa nostra comunità di Carpineto.
Italo Campagna
Il maestro Franco Azzinari nasce a san Demetrio Corone in Calabria (1949) e giovanissimo lascia un Meridione assolato, tra campi estesi e fecondi mossi da venti marini, iniziando un pellegrinaggio formativo, che lo porterà dapprima nella Francia parigina, dove subirà il fascino eterno dei grandi pittori impressionisti (Gauguin, Van Gogh, Monet), per poi proseguire verso altre mete europee e perfino sulle tracce di un vivere con “giuste pause” tra lontane e antichissime civiltà asiatiche. Insegue sogni colorati, stabilendosi dapprima a Lerici (1973), dove allestisce una prima personale (presso la galleria La Cattedrale), per poi ritornare più tardi, arricchito da nuove e significative esperienze internazionali, nella sua Calabria dove l’amministrazione comunale di Altomonte donerà al maestro Azzinari gli spazi di Torre Pallotta, antica fortificazione medievale normanna. Qui troveranno una giusta collocazione e una degna stanzialità le sue opere più significative: il “Museo Franco Azzinari”, che parla ancora di culle di dei e di antichissimi miti mediterranei (“la culla di Apollo, l’Istmo di Corinto, la baia di Poseidone e di Ulisse”). Ad esse più tardi si aggiungeranno numerose e più significative tele del periodo cubano, dopo essere rimasto letteralmente affascinato da altri miti più moderni: Fidel Castro, il Lider Maximo, (che unico poserà per il nostro artista) e per il quale nell’anno 2012 organizzerà una mostra per il suo 80° compleanno: El Rostro de la Historia. Qui ritrarrà il marinaio Gregorio Fuentes, immortalato da Ernest Hemingway, e inseguirà più tardi il grande scrittore americano nei percorsi di caccia tra Cuba, Tanzania, Kenia fino a celebrarlo successivamente per il cinquantesimo della sua scomparsa, dietro richiesta di Abel Prieto, ministro della Cultura Cubana. Nell’anno 2013 lavora a Looking for Hemingway, per una mostra allestita nel municipio di Boston, inserita nel programma dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti promosso dal Ministero degli Esteri e dall’Ambasciata Italiana di Washington D.C. Ma non disdegnerà di celebrare altri miti americani dopo un incontro con il regista Francis Ford Coppola a Palazzo Margherita a Bernalda (Matera), progettando “il mondo emozionale di Francis Ford Coppola” e celebrandolo in 20 ritratti, esposti dapprima in San Francesco a Giffoni con replica a Venezia in palazzo Flangini. Quasi a conclusione di un peregrinare in nazioni e paesi tanto diversi prevale finalmente un ideale nostalgico ritorno nella sua terra e presso La Cittadella (Catanzaro) viene allestita la retrospettiva dal titolo” Franco Azzinari: il Mediterraneo mito del vento”. E’ la consacrazione ufficiale e critica per un maestro, che non solo ha celebrato le forti e celebrate personalità incontrate lungo la sua via, ma per un uomo che si è portato dentro e da sempre quel soffio vitale della sua terra calabra dove ancora si vanno incontrando e scontrando i mitici venti di Eolo, liberi nel rincorrersi tra le spume del mare e portatori ancora dal vicino Oriente di antichi miti mediterranei e di semi di vita atti a fecondare grani, ginestre e multicolori essenze floreali. Un’esaltazione così vera e così attenta anche nella trascrizione calligrafica della natura, che esplode nei suoi molteplici colori e ci confonde sotto perenni folate di vento, rigenerandoci e affascinandoci. Qui egli suscita palpiti vitali a quelle presenze arboree e floreali e a quei profumi, che sono sogni colorati di vita primitiva dell’uomo moderno e capacità di ricreare la purezza ancestrale della nostra infanzia.
Italo Campagna
Azzinari, una luce che viene da lontano, celebra il “Pallio” e Donna Olimpia Aldobrandini.
Il m° Franco Azzinari, per questa volta ha rinunciato al mitico vento mediterraneo per esaltare un’intera comunità, che da sempre si affanna appassionandosi nel far rivivere un pallio e una disfida equestre all’anulo aereo su questi Monti Lepini. Non più campi distesi di grani e di papaveri chini nei loro colori sotto il soffio di impetuosi venti marini, ma un’arena gremita di uomini lepini, non immemori del prezioso deposito culturale della loro storia secolare: quei medievali auspici patronali, che si amalgamano con i fasti del bello stato di Donna Olimpia Aldobrandini, detta la Rossana per i suoi lontani feudi calabresi (Rossano Calabro, Longobucco ecc…).
Il m° Franco Azzinari, raccogliendo l’invito amichevole a cantare la nostra terra, ha inconsapevolmente recuperato anche frammenti di storia calabra, che gli appartengono, dove da sempre soffiano quei venti mediterranei dall’eterno movimento. Egli pur cantando miti globalizzanti ha saputo ricondurre il suo estro artistico dentro un’arena di linee circolari e spezzate, dove si sfidano destrieri e cavalieri lanciandosi compatti verso una meta lontana. Ne ritrae un’avvincente carriera dove emergono destrezza e abilità, coraggio e forza secondo antichi canoni equestri. Una scena altamente studiata, costruita su ripiani differenzianti dove sembra attardarsi il nucleo degli inseguitori, che eccitano quasi aggredendo i loro destrieri nel vano tentativo di una vittoria ormai svanita. Più in avanti, solitario il cavaliere campione rionale, eretto e fiero, che già pregusta l’ambitissimo trofeo: il pallio, questo secolare impegno sacro e civile da conservarsi nella chiesa di riferimento. Quasi all’unisono il cavaliere sembra frenare l’impeto naturale del suo destriero, che erge testa e orecchie quasi a voler catturare l’urlo vittorioso di un popolo, che si accalca sui gradoni del campo de’ li giochi , quasi un prato fiorito, che vibra ancora sotto le folate del vento agostano. Questo il Pallio 2020, che il m° Franco Azzinari ha firmato, esaltando il bello stato di Donna Olimpia Aldobrandini. Questo il nuovo capolavoro, che rimarrà eredità pubblica a questa nostra comunità di Carpineto.
Italo Campagna