Omar Ronda artista del Pallio 2016
Nativo della provincia di Biella, organizzatore di mostre ed eventi per artisti contemporanei, affina le sue molteplici qualità nell’estetica del colore e nelle sperimentazioni dei materiali che sappiano raccogliere la luce come fonte di rinnovamento e di vita, con efficaci inserimenti in contesti di pura estetica e in volti e figure mediaticamente fascinosi. La scuola newyorchese ed i contatti cercati con gli artisti che vanno per la maggiore, come Castelli, Sonnabend, Rauschenberg fino a Warhol ed ai minimalisti Andre e Morris, lo spingono ad una sempre più fluida sperimentazione sociale ed ambientale fino alla installazione di animali in plastica, di inerti dalle mutazioni genetiche e di polimeri che diventano “genetic fusion” mentre l’autore appare nuovo demiurgo ricreando i sogni. Più organiche e frequenti diventano nel tempo le mostre internazionali in Roma, Firenze, Milano, Venezia, Bienne, Vilnius, Vienna, Louisville; nonchè le partecipazioni a cataloghi di grande valenza critico-artistica con Sgarbi, Daverio, Bonito Oliva fino ad essere insignito in Campidoglio del premio “Personalità Europea” nell’anno 2010. Omar Ronda passa la maggior parte del suo tempo attuale ad indagare la bellezza fotografata dell’eterno femminino, nei suoi molteplici “ritratti genetici”, quasi congelati, rivestendoli con multistrati colorati, trasparenti e traslucidi (diamanti, rubini, zaffiri, ambra, resina, manganese, zinco, ferro), che ne fanno un artista ironico e celebrato per i suoi aspetti multiformi, nuovi ed inconfondibili. La riquadratura, tutta stelline e luccichio anche fosforico, permette alla figura già nobilitata, di emergere dentro un alone nobilissimo che lo eterna togliendolo dal contingente e dall’effimero, mentre libera lo sfogo all’ironia ed alle nostre molteplici capacità sensoriali.
Forza e sicurezza nel "Pallio" carpinetano
Preziosi frammenti stellari e castoni di pietre sparsi entro cornici incerte ma efficaci aprono sprazzi di luci che ravvivano i colori forti un cavaliere in assetto di guerra, mentre laterali linee verticali, esse stesse parte dell’opera, accompagnano riquadrandolo il movimento centrale di un guerriero dalla celata ed armatura ferrigna, che sprona il suo destriero di gran carriera, mentre una bandiera brandita vigorosamente garrisce al vento dentro un cielo di vivide stelle aldobrandine. La rappresentazione plastica del m° Omar Ronda sprigiona una sua intima forza monumentale perché il cavaliere – campione sembra già caricarsi delle attese comunitarie, mentre il suo destriero sfida gli incerti equilibri del terreno e le stesse forze del vento che fanno garrire confusamente gualdrappe, criniere e il lungo pennone. Ne scaturisce una potente immagine- simbolo di comunità radicata nella sua storia, che Omar Ronda quasi inconsciamente ha voluto reincarnare riappropriandosi in qualche modo della leggendaria presenza di Cavalieri Templari, che, come si narra, vissero dapprima nelle strutture dell’antico convento Agostiniano, abitate successivamente dai padri Agostiniani, che, ribattezzandolo, ne affidarono le sorti benigne al vescovo africano S. Agostino, celebrandolo patrono di Carpineto. Una riproposizione tematica di forza operosa e un sentito credo collettivo, che travalicando i secoli, qui incarnano sicuri i sogni comunitari sotto le stelle della storia e del progresso.
di Italo Campagna
di Italo Campagna